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“Art is not for art, is for human rights”

 

*Articolo scritto in collaborazione con Enrico Lucca, volontario durante il campo 2014 di Jarom Onlus.

Scriviamo un articolo di approfondimento di quello che è questo campo, su un incontro avuto e che possa essere occasione per conoscere ancor di più il contesto in cui siamo stati partecipi e osservatori in queste tre settimane.

IMG_3189Il gruppo di Jarom Onlus ha incontrato Bulu Imam, uno dei più importanti ricercatori di cultura, arte e tradizioni Adivasi.

Bulu ha scritto diverse monografie riguardo alle minoranze ed è attualmente coinvolto in una campagna a tutela dei diritti umani della popolazione Adivasi nello stato del Jharkand.
Il suo obiettivo è di ostacolare le grandi compagnie internazionali interessate ad acquistare i terreni di questa zona con lo scopo di aprire miniere di carbone, uranio e altre materie prime di cui ne è ricco il sottosuolo. Il rischio è quindi il progressivo abbandono dei villaggi d’origine e lo spostamento verso le grandi città con la conseguente perdita di valori e radici.Il metodo utilizzato per raggiungere tale obiettivo è ètramite l’utilizzo dell’arte e della cultura come strumenti di diffusione e di conoscenza delle problematiche delle tribù Adivasi.

La poesia, l’arte, la canzone e la danza sono stati “adottati” come mezzi di comunicazione, condivisione e reciprocità. Bulu ha avuto occasione infatti di riprodurre disegni tipici della tradizione Adivasi in luoghi pubblici di differenti Stati del mondo. Il suo impegno ha origine da un interesse personale in quanto archeologo e originario dell’India e che sta ottenendo attenzione e autorevolezza da parte sia della comunità locale sia di quella scientifica di riferimento.

Bulu, nel suo raccontarci la storia e la sua attività, ha avuto modo di segnalarci che la pittura Adivasi non è espressione di un modello ma è IMG_3154intesa come ricordo vivo del passato, richiamo e simbolo.
I dipinti murali sono realizzati in occasione della costruzione di nuove case e periodicamente sono risistemati rappresentando un momento di festa e di unione per la gente del villaggio. Una posizione rilevante lo assume la donna in quanto figura realizzatrice dell’opera, ricoprendo così il ruolo essenziale di colei che tramanda i valori.

La giornata è stata utile per conoscere ulteriormente le tradizioni dell’antica popolazione residente in queste terre. Abbiamo infatti visitato il museo e raccolta privata da lui realizzato che contiene riproduzioni e oggettistica Adivasi.
Accanto al museo, inserito nel paese di Hazaribagh e quindi all’interno della realtà da lui descritta, è presente la casa di Bulu, la quale rappresenta un’esempio di abitazione tipica del villaggio.

Da segnalare infine che la visita è stata fatta insieme ad un gruppo di persone del luogo, divenendo quindi un ulteriore segno di condivisione e di compresione dell’India.

Un campo, la sua riscita e il raggiungimento dei suoi obiettivi passa anche attraverso questo tipo di attività. L’incontro con Bulu rappresenta in tal senso un momento formativo importante.

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