Mistero.
Era questa la sensazione che mi accompagnava camminando per le strade di Torino durante le notti invernali. Il freddo è come una serranda, un confine blindato tra le piazze e le vie che vi conducono, tra i volti delle prime e l’ignoto nelle seconde.
Non ho mai accusato il freddo nei luoghi di ritrovo come le piazze. La folla di pensieri mi dava l’illusione, al centro della piazza, di un focolare che emanasse calore senza alcun bisogno del fuoco.
Fuori dalle piazze il freddo, la confusione, l’instabilità, gli incontri casuali, rapidi e improbabili. Le vie erano il magazzino dei segreti torinesi, rappresentavano l’assurdità che prevale sulla logica.
Il Risorgimento, l’infinità di idee che hanno creato il nostro paese si trovano ancora ingarbugliate orgogliosamente nelle strade della città.
San Salvario è il cuore di questo mistero: la dimensione ridotta delle piazze pone in risalto il predominio delle vie, del mistero. È il quartiere arabo. È il quartiere della vita notturna. È l’incontro di componenti troppo diverse della città, le quali, la notte creano un’energia coinvolgente e inarrestabile. Il Tari è situato nel cuore di San Salvario. Per una persona non abituata risultava difficile dormirci, a causa degli schiamazzi e delle urla che spesso risuonavano durante la notte. Io ci avevo fatto l’abitudine, mi sentivo a mio agio. Quando dormivo al Tari non c’era grido che poteva svegliarmi.
– Apri! Apri! Cazzo -.
Non capivo se fosse un sogno o la realtà.
Era Mario, il volontario che faceva il turno con me, anziano e amante dello joga.
Urlava con la voce rotta.
– Arrivo, arrivo che succede? -. Ho balbettato con voce rotta dal sonno.
– C’è una rissa! -.
Mi sono precipitato nella camera in cui c’era più confusione.
Sono arrivato probabilmente troppo tardi: tre persone stavano trattenendo Fango intimando a Giorgio di calmarsi.
– Fango ha aggredito Giorgio -.
Fango era un utente abituale del Tari. Non era quello il suo vero nome, ma lo chiamavamo tutti così perché si presentava al dormitorio sempre con la faccia sporca di terra, motivo per cui veniva puntualmente invitato a farsi la doccia.
La rissa era un evento che accadeva piuttosto raramente. Si rischiava di essere cacciati per sempre dal Tari per una cosa del genere.
La strada può disumanizzare, rendere animaleschi.
Il lavoro al Tari dava raramente la sensazione di fare del bene per gli altri.
Perdere tutto rende cattivi. La cura di sè stessi può essere completamente trascurata.
Accadeva non poche volte che i senzatetto neppure ringraziassero quando venivano offerti loro cibo e lenzuola pulite. Talvolta si arrabbiavano persino. Capitava anche che afferrassero il piatto di pasta con fare rabbioso, chiedendo perchè non ci fosse ancora l’acqua sul tavolo.
È normale, la strada non ha sentimenti.
Fango era uno di questi, completamente disumanizzato dalla strada. Nessuno conosceva la sua vera storia, alcuni sostenevano che fosse un bandito, altri dicevano che fosse un uomo ricchissimo, impazzito a causa della perdita della casa e dei soldi dopo che la moglie lo aveva lasciato.
Sostenere un dialogo con Fango era pressoché impossibile. Così sono andato a calmare Giorgio e lo ho invitato a fumare una sigaretta.
– Io non voglio diventare come lui, Nicola. Non voglio. Aggredito perché gli stavo dicendo la realtà dei fatti. Che non riuscivo a dormire da quanto puzzava. Solo di farsi una doccia gli ho chiesto. Guarda me, cosa dovrei fare io? Cosa? È da più di un anno che combatto contro il nulla. Sono qui per colpa di uno stronzo io, e non mi arrendo. Mai passato del tempo a lamentarmi con te o con chicchessia -.
Urlava, nel cuore della notte. Ma nessuno sarebbe andato a lamentarsi: a San Salvario era la normalità.
– L’unica cosa che avevo era una casa. Nessuno ti concede un affitto se non gli fai vedere un contratto per lo meno annuale. Cercalo su Google, Sxxxxx Mxxxxx. Quel figlio di puttana che si è intascato tutti quei soldi pubblici per le ambulanze di Torino. Non ha pagato nessuno stipendio per un anno. E ora non posso neanche stare in affitto perché contratti a lungo termine chi vuoi che me li faccia? Però vedi, sto cercando di fare qualcosa. Non mi arrendo. Sto cercando lavoro. Sto cercando quel figlio di puttana. Tanto in Italia ha sempre ragione chi ha i soldi. Striscia, Le Iene… Mi toccherà affidarmi a loro! Che paese di merda… -.
Giorgio ha concluso sospirando:- Vado a dormire, sempre che Fango non mi accoltelli nel sonno -.
Stavo per rientrare, ma ho notato che Antonio, assonnato era appena uscito.
– Ma che è questo casino? -.
– Fango… – ho detto a voce bassa.
Indifferente, Antonio mi ha invitato ad entrare sussurrandomi: – L’ho sentita. So dov’è. Vive a Seoul, dove lavora con suo zio. Lo immaginavo! Ho avuto un sesto senso -.
Ha tossito e ha proseguito: – Sai, ti ricordi da Ciccillo che ti dicevo che avevo dei progetti in mente? A breve te ne voglio parlare -.
Articolo a cura di Nicola Samana