Ci siamo connessi con il Sud America!
Abbiamo conosciuto Irene Bertana, giovane ragazza di Torino che, insieme al fratello Marco, sta curando il sito/blog Storie dell’altro mondo.
Irene si è laureata nel 2010 alla facoltà di Scienze Politiche di Torino, con una tesi sull’economia solidale.
Dal 2011 ad inizio 2014, grazie ad una borsa avuta tramite Master dei talenti, ha lavorato presso una ONG a Bruxelles, in Belgio.
Ha maturato però nel tempo l’idea e la voglia di tornare in Italia passando, però, per una nuova esperienza che potesse permetterle di “andare in cerca di alternative”.
Fu così che, insieme a Marco, decise di partire per il Sud America con lo scopo di conoscere e di documentare ciò che avrebbe incontrato.
Irene e Marco sono così partiti il 6 marzo 2014 e la prima tappa è stata Buenos Aires, in Argentina.
Il blog Storie dell’altro mondo è un contenitore nel quale potersi documentare sul è il loro tragitto e sulle esperienze di economia alternativa, di commercio equo, di cooperative, di radio comunitarie, di politica sociale finora raccolte.
Hanno avuto occasione, in questo periodo, di incontrare professori universitari, indigeni, scrittori, persone mapuche, movimenti per la difesa della terra ecc.
Questo viaggio passa anche per la cucina, in alcuni casi gli incontri si sono svolti ai fornelli e l’idea è quella di raccogliere ricette dai vari paesi che attraverseranno.
Ecco l’itinerario percorso nei primi quattro mesi di viaggio: dopo Buenos Aires, dove hanno incontrato cooperative, radio comunitarie e il movimento delle fabbriche recuperate, hanno attraversato il Rio de la Plata e si sono spinti in Uruguay, dove a Montevideo hanno chiacchierato con il giornalista esperto di movimenti sociali Raul Zibechi, hanno conosciuto un’associazione di economia solidale che lavora con i Cartoneros e hanno chiacchierato di economia solidale con il professor Pablo Guerra. Dopo un movimentato weekend a Cabo Polonio, villaggio sul mare senza elettricità sono tornati in Argentina e si sono spinti a Sud, in Patagonia: prima Puerto Madryn, sull’oceano, poi Esquel, sul lato Andino dove hanno conosciuto il movimento contro NO A LA MINA, contro una megaminiera in Chubut. Hanno passato qualche giorno in una comunità Mapuche in compagnia del leader del conflitto contro Benetton, per muoversi un po’ più a Nord, tra El Bolson e Bariloche. A Neuquen hanno conosciuto da vicino la problematica del fracking e la Fasinpat, una delle prime fabbriche recuperate che produce ceramiche. Poi è stato Cile, con un progetto di biocostruzioni a Pucon, un’altra comunità Mapuche a nord di Temuco, una cooperativa di donne Mapuche a Tirua, un partito rivoluzionario ‘El Partido de los Trabahadores’ a Conception, a Santiago un collettivo di teatro sociale e permacultura e chiacchiere di economia solidale con Luis Razeto, uno dei primi a teorizzare questo concetto, poi Valparaiso e ancora più a nord nel deserto di Atacama, a San Pedro. Poi è stato NOA (Nord-Ovest Argentino) a Salta hanno conosciuto una rete di turismo campesino, a Humahuaca hanno chiacchierato con un avvocato che lavora con gli indigeni e un anarchico di 70 anni che vive nel Castello del Vento una ‘Comunità Transitoria’ senza gas né elettricità.
A Salta hanno soggiornato in un ostello gratuito, dove però si pagava per tutto quello che non era l’alloggiamento, un ostello famoso per le feste con un enorme bar, musica a tutto volume. Dopo la tranquillità di San Pedro Irene e Marco erano decisamente a disagio in quell’ambiente, così hanno deciso di andarsene il più presto possibile. L’ironia del destino però vuole che proprio in quest’ostello abbiano conosciuto i due ragazzi, un portoghese e un brasiliano, interessati anche loro alle tematiche di economia solidale e alternativa che ora sono diventati inseparabili compagni di viaggio.
Ora si trovano in Bolivia, dove hanno visitato il Salar di Uyuni, imparato tecniche di tessitura locale e fatto giocoleria con i bambini del mercato di Sucre. Prossima tappa Cochabamba, dove vorrebbero saperne di più sulla guerra dell’acqua, in cui i cittadini hanno lottato e vinto contro una privatizzazione selvaggia che voleva che pagassero anche l’acqua della pioggia.
Abbiamo chiesto poi un suggerimento per chi fosse interessato, affascinato da un progetto di viaggio simile. Irene ci ha detto che occorre non aver paura e di non pensare di partire inadeguati o senza abbastanza risorse economiche in quanto è l’adattamento in loco e le possibilità di crearsi reddito sono più semplici di quanto si possa immaginare.
Il messaggio che invece ha deciso di lasciare a chi legge sul sito di Xlestrade è il seguente: riprendersi il tempo di scoprire, crescere e abbandonare la propria confort-zone è cosa da fare almeno una volta nella propria vita. Il rischio è che questo può creare dipendenza, ma è un rischio che vale la pena di correre!
Xlestrade augura loro di proseguire nel loro viaggio di documentazione e di conoscenza del “pianeta Sud America”! Le loro storie sono di un mondo forse lontano e “altro”, ma le cui strade intendiamo percorrere insieme a chi su queste incontriamo!