“SENZA RITORNO”
A coloro che riposano nei fondali marini.
Odissea. Catastrofe umanitaria.
Viaggio senza fine. Figli del mare. La
nostra vita segnata dal destino. Il
nostro destino segnato dal mare. È un
sterile progredire il nostro. Nord
Africa. Medio Oriente. Sicilia.
Il Mediterraneo. Traghettatore di cadaveri.
Culla e tomba dei nostri corpi.
Grande cimitero. Luogo di sepoltura di
un’utopica vita migliore.
Sogni spezzati. Vite frantumate.
Desiderio di rivincita. Voglia di una nuova vita. Di una
nuova storia, da raccontare ai nostri figli. Navi, spinte
dai sogni di domani.
Verso un futuro ignoto.
Viaggi della speranza, prima. Viaggi
della morte, poi.
Scivoliamo silenziosi verso il buio. Ci
inabissiamo per non soffrire più.
Tocchiamo il fondo.
Non abbiamo più un nome. Un’ identità. Nessuno
ci cercherà. Nessuno ci rimpiangerà. Nessuno si
ricorderà di noi.
Siamo solo un numero, ora.
Che cresce sempre di più.
Il mio nome è Ahmed.
Ed ora, riposo nella grande
culla del mare.
Credevo di aver lasciato alle spalle l’inferno. Ma
ora lo vivo ancora, più che mai.
Un tema che sembra non ci tocchi da vicino, ma che è più vicino di quanto si possa pensare.
Prese di posizione, critiche a priori, pregiudizi verso coloro che cercano, solamente, di salvare se stessi e i propri cari. L’idea di “immigrato”, spesso, associata al male.